L’irish wolfhound

L’IRISH WOLFHOUND: IL GIGANTE GENTILE D’IRLANDA

di Marcella Grassi
(da Mon Ami – aprile 2000, n3 e successivamente modificato dall’autore)
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Declino e rinascita

La lunga storia di questi levrieri colossali e’ stata molte volte vicino al suo epilogo: mantenere in vita cani che necessitano di un grande quantitativo di proteine nobili non e’ cosa sempre e dovunque vantaggiosa. L’antico e leggendario levriero dei Celti veniva utilizzato nella caccia ai grandi ungulati, e il mito ne tramanda le gesta quale implacabile cacciatore di lupi.
Quando intorno al 1600 il lupo si estinse sull’isola britannica, i cani utilizzati per la sua caccia cessarono di essere indispensabili e si passo’ a produrne di meno impegnativi, abbandonando l’allevamento di un cane che fu sempre un’autentica rarita’ e che per questo rapidamente si avvicino’, o forse raggiunse, la sua stessa estinzione.
Il salvataggio del gigante d’Irlanda, e la sua storia moderna, risalgono alla fine del 1800, e fu operato da gentiluomini ricchi di passione e di risorse.
Le tracce del gigantesco levriero abbondavano nelle saghe e negli antichitesti, illustrazioni e ritratti dal 1500 al 1700 mostravano cani di tipo graioide dei piu’ svariati modelli, con mantelli pezzati o unicolori, a pelo liscio o a pelo duro, spesso descritti come ultimo esemplare vivente di levriero irlandese.
Per ricostruire la razza, gli allevatori si avvalsero dei pochi soggetti ancora reperibili nelle campagne: un gruppo piuttosto eterogeneo di grandi levrieri a pelo duro che secondo alcuni studiosi furono utilizzati per strappare all’estinzione sia i Wolfhound che i Deerhound.
Per incrementare la taglia e la potenza richiesta al possente Wolfhound, fu immesso anche il sangue di Alani, di Borzoi, e di un cane descritto come Grande Cane del Tibet al quale si imputa ancora oggi il riapparire sporadico di un mantello soffice e denso assai indesiderato.
Uno dei piu’ noti, se non il piu’ noto, tra gli allevatori di questa fase pioneristica fu il Capitano Graham (1833-1909), un gentiluomo scozzese che viene spesso indicato come il salvatore della razza, e che fu senz’altro uno dei piu’ autorevoli studiosi della storia e del mito dell’Irish Wolfhound.
La vicenda personale del cap. Graham coincise con la istituzione del Kennel Club Inglese e con la svolta che questo comporto’ per quasi tutte le razze canine allevate in Gran Bretagna. Il cap. Graham stilo’ il primo standard, insieme al colonnello Garnier. Quando nel 1884 il primo Wolfhound fu iscritto ufficialmente nel libro genealogico inglese, nella sezione Razze Straniere, si era ormai a pieno titolo entrati nell’era dell’allevamento in purezza cosi’ come oggi lo intendiamo.

Cotswold-Patricia
Mrs P. Shewell’s Champion Cotswold Patricia
Donald Hutchinson 1935


Un esordio controverso

Come per quasi tutte le razze allora conosciute anche nel caso dell’Irish Wolfhound il riconoscimento del Kennel Club Inglese e di quello Irlandese fu accompagnato da polemiche, tra sostenitori e detrattori della sua presunta purezza, ma uno studio accurato delle prime registrazioni mostra come non di rado i progenitori di levrieri iscritti come Irish Wolfhound vadano ricercati nel libro dei Deerhound e viceversa.
Per meglio definire le peculiarita’ dei Levrieri Irlandesi, Graham pubblico’ uno standard gia’ sufficientemente preciso, al punto da rimanere sostanzialmente invariato per un centinaio di anni. Il levriero descritto da Graham nei primi anni del 1900 non e’ affatto diverso da quello ancora oggi considerato un modello ideale.
L’Irish Wolfhound doveva allora, e deve ancora oggi essere sostanzialmente un grande levriero, piu’ potente e massiccio di un Deerhound, ma meno di un Alano. Deve mostrare la sua appartenenza alla stirpe levriera nel disegno fluente delle sue linee dorsale e ventrale, nella testa lunga e mai pesante, dalle orecchie portate a rosa.

Come ogni levriero che si rispetti deve essere in grado muoversi con scioltezza, di galoppare impegnando la schiena, di trottare in lunghe falcate radenti, senza la smisurata estensione di un trottatore, ma con la sicurezza e la elasticita’ che derivano da una costruzione armonica e da muscoli lunghi e tonici.

caccia

Un carattere solare

Nonostante la sua mole e’ un cane perfettamente in grado di vivere in citta’, una volta che si sia disposti ad accettare gli inconvenienti che possedere un cane gigante comporta inevitabilmente, ma sia il Wolfhound che trascorre le sue giornate sul morbido tappeto di un appartamento che il suo cugino di campagna avranno bisogno di fare con regolarita’ delle belle passeggiate. Il suo carattere socievole e tollerante e’ veramente uno dei punti di forza di questo gigante gentile.
Non ci mettera’ molto a conoscere ed amare tutti i cani del circondario, specialmente quelli piccoli, con i quali sa stringere commoventi patti di solidarita’, ma attenzione a non sottovalutarlo troppo: non e’ tipo da cercare una rissa, ma nemmeno sopportera’ di essere trattato senza il dovuto rispetto.

Longevità, il suo tallone d’Achille

Come tutti i cani di grande mole il wolfhound non è un cane molto longevo.
La sua aspettativa di vita si aggira intorno agli otto anni, anche se non mancano soggetti che arrivano trionfalmente ed in ottime condizioni di salute anche agli 11 /12 anni.
Gli allevatori più coscienziosi cercano da tempo di utilizzare le diverse tecniche di riproduzione per individuare le famiglie più longeve, selezionarle e possibilmente fissarne i geni, nella speranza che tra questi ne esistano di correlati alla longevità.
Si tratta di uno sforzo che è necessario fare, ma che non è di semplicissima attuazione, perchè i soggetti molto longevi sono pochi e perchè a ridurre la lunghezza della vita dei wolfhound concorrono anche una serie di patologie che possono colpire nella tarda maturità, intorno ai 6/7 anni, quando si è ormai conclusa la stagione riproduttiva.
Per questo è necessario anche lavorare per cercare di limitare la diffusione di queste patologie, nei limiti del possibile.
Inoltre l’allevatore e il proprietario devono considerare l’enorme contributo che offrono una sana alimentazione, l’ attività fisica e la corretta socializzazione con la conseguente riduzione dello stress.

Per me è sempre una gioia, quando riesco a portare i miei cani ad una sana vecchiaia; mi godo la lora pazienza con i cuccioli, la loro calma.
Passata l’ansia per la crescita, per la carriera in esposizione, per la riproduzione, liberata dal dover dimostrare quanto sono belli e superiori agli altri, i miei cani anziani tornano finalmente ad essere solo cani.

Ogni giorno in più passato con loro è un piccolo regalo e un piccolo successo.

Araberara Eco, di Carlotta Beretta a 10 anni
Araberara Eco, di Carlotta Beretta a 10 anni

PER APPROFONDIRE

Agli allevatori e ai veterinari che vogliano approfondire l’argomento consiglio la lettura de

i seguenti studi:

“Lifespan and Causes of Death in the

Irish Wolfhound: Medical, Genetical and Ethical Aspects”
Urfer, Silvan; Paperback
Inbreeding and fertility in Irish Wolfhounds in Sweden: 1976 to 2007Silvan R Urfer

Published: 6 May 2009 Acta Veterinaria Scandinavica 2009.

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